novità
I saggi raccolti in questo libro di Massimo Cappitti (Pensare dal limite. Contributi di teoria critica, Arezzo, Zona, 2013)pongono a confronto alcuni autori del “comunismo eretico” del ‘900 (come Luxembourg, Korsch, Montaldi) con la scrittura letteraria (Flaubert, De Lillo, Glissant), interrogando il rapporto tra narratività e pensiero politico. [leggi]
In questi sei mesi ho visto ancora moltissimo sangue e moltissime lacrime, ma io non ho che i miei saggi brevi e questo è tutto. Le lacrime asciugate, il sangue cancellato; i macellai vengono e vanno a piacimento, con rigidi coltelli, con morbidi coltelli. Ma io non ho che i miei “saggi brevi” e questo è tutto. E se anche i “saggi brevi” un giorno saranno “condotti in debito luogo”, io non avrò che E questo è tutto e questo è tutto![Lu Xun, epigrafe a E questo è tutto, 19281] [leggi]
In occasione dell’uscita del blog www.diepicanuova.blogspot.it Paolo Rabissi e Franco Romanò hanno fornito un resoconto della discussione, da loro promossa, intorno all’idea di una «epica nuova». Ne accogliamo il testo nel nostro sito con l’intento di sollecitare attenzione al tema e di promuovere un dibattito aperto a tutti i nostri lettori e collaboratori. [leggi]
En signe de fraternelle compréhension et dans le souci commun d’un élargissement constant des volontés et des pouvoirs qui ne divisent pas, qui seulement et d’abord rassemblent
Robert Antelme, L’Espèce humaine, Paris, Èdition Robert Marin, 1947
La dedica di Antelme a Fortini nell’esemplare di L’Espèce
humaine della biblioteca fortiniana mette
in evidenza un tema fondamentale in molti pensatori del Novecento: il
tema dell’unione/divisione. La dedica è di particolare interesse
poiché sembra anticipare un tema caro allo stesso Fortini.
La conoscenza tra Franco Fortini e Robert Antelme avviene tramite
l’amico Elio Vittorini.
Giovedì, 13 marzo 2014 - ore 18.00
Sala Maria Teresa
Presentazione del Fondo
Edoarda Masi
Andrea De Pasquale,
direttore della Biblioteca Nazionale Braidense
Liliana Lanzardo
già docente di metodologie sociologiche
e metodologia della ricerca storica
all’Università di Trieste
Silvia Pozzi
docente di lingua e letteratura cinese all’Università
di Milano-Bicocca
Durante l’incontro l’attrice Silvia Gallerano leggerà alcuni brani da Erbe selvatiche di Lu Xun
*Questo intervento è uscito sul "manifesto"
18 novembre 2013
Ricordo di Gianni Volpi |
Il mese scorso è scomparso Gianni Volpi, a Torino dove viveva. Della sua figura di critico cinematografico, di organizzatore e di intellettuale hanno scritto sui quotidiani, tra gli altri, Alberto Barbera e Paolo Mereghetti; Sergio Toffetti ha scritto per noi un suo ricordo, che proponiamo con gratitudine e sincera partecipazione. [leggi] |
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12 novembre 2013
Otto modeste e vecchie proposte. |
I) Da dove dobbiamo cominciare a contare il tempo? Dalla proclamazione dello Stato di Israele? Dal crollo dell'Impero Ottomano, dalla conquista tartara? È tutto più chiaro se partiamo da Maometto? O è meglio considerare come inizio la Provincia di Roma, il Regno di Davide, la dominazione degli Assiri? Ognuno chiarisca a se stesso sino a quando vuol risalire all'indietro e pubblicamente spieghi le ragioni della sua scelta. [leggi] |
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5 novembre 2013
La perseveranza. Sui versi di Cristina Alziati. |
Più di due anni sono trascorsi dalla pubblicazione e a Come non piangenti (Marcos y Marcos, 2011) seconda raccolta poetica di Cristina Alziati (la prima, A compimento, è del 2005), non sono mancati, nel frattempo, i riconoscimenti. Basterà ricordare l'importante Premio Pozzale - Luigi Russo, raramente attribuito a poeti; e del resto, fin dalla quarta di copertina del libro un autore affermato e competente come Fabio Pusterla dichiarava (e anche dichiarazioni del genere non sono frequenti): «Non vedo in Italia molti poeti in grado di tenere il passo di Cristina Alziati.» [leggi] |
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30 ottobre 2013
Quasimodo (et Cielo d'Alcamo), hypothèse andalouse |
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11 ottobre 2013
Una scaletta per Tito |
Con la scomparsa di Tito Perlini (Trieste 1931-2013), il Centro studi Franco Fortini perde uno dei membri che più hanno contribuito a dargli una fisionomia intellettuale e culturale all'altezza della propria insegna. Incaricato dallo stesso Fortini di seguire il proprio lascito di scritti di ambito filosofico e più in generale di storia del "pensiero critico", Perlini ha partecipato attivamente ai lavori del Comitato scientifico e alla progettazione dell'«Ospite ingrato»: il suo apporto di maggiore spessore è rappresentato dal numero della rivista (2008, 1) dedicato a Verità / Relativismo / Relatività e da lui interamente curato, chiamando a collaborare amici e allievi e fornendo un saggio introduttivo in cui Claudio Magris ha ravvisato un suo «capolavoro». [leggi] |
11 ottobre 2013
Una stanza all'Einaudi |
Sul n. 160 de «Lo Straniero» (ottobre 2013, pp. 88-91), Gianni Sofri ha recensito Una stanza all'Einaudi di Luca Baranelli e Francesco Ciafaloni, pubblicato a cura di Alberto Saibene per le edizioni Quodlibet. Riproponiamo la recensione nel nostro sito non solo per le tangenze "storiche" con un universo di cui Franco Fortini è stato parte, ma per l'interesse intrinseco del libro, che merita la più vasta attenzione da parte di chi s'interessa di storia dell'editoria e della cultura. Ringraziamo Goffredo Fofi e «Lo Straniero» per l'autorizzazione a riprodurre l'articolo. [leggi] |
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27 agosto 2013
I lampi della magnolia |
Il testo è parte di un lavoro di approfondimento sulla poesia rivolto agli alunni di sei classi quinte del Secondo Circolo Didattico di Cologno Monzese. Nella primavera 2010, in occasione della "Giornata internazionale della poesia", Donato Salzarulo ha letto e commentato la poesia di Franco Fortini I lampi della Magnolia (da Paesaggio con serpente); gli scolari hanno successivamente realizzato disegni e testi sul messaggio poetico. La documentazione è stata riportata in un libretto regalato alle insegnanti e ai genitori delle classi interessate, col'obbiettivo di far conoscere a un pubblico più vasto e meno esperto in materia un poeta ancora troppo poco "frequentato" nelle scuole. [leggi] |
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18 marzo 2013 Edoarda Masi (1927-2011) è stata membro e attivissima animatrice del Centro Studi Franco Fortini fin dalla sua fondazione. Con i due testi che potete leggere di seguito, entrambi inediti, intendiamo riproporne le riflessioni sulla Cina di Mao, con una introduzione di Vittorio Rieser, che partecipò al colloquio del 2004 con Mireille de Gouville.
Nota Introduttiva |
Nel 2002 uscì presso Scheiwiller una raccolta di saggi di Edoarda Masi, Storie del bosco letterario. |
Mao Zedong e la rivoluzione culturale in Cina |
Edoarda. C'è una cosa che vediamo meglio ora. Allora vedevamo di più un altro aspetto: impedire (detto grossolanamente) che la Cina facesse la fine dell'Urss. Ma c'era un'altra questione, collegata. In Cina c'era stata una grande rivoluzione contadina, che agli operai era stata «portata» (non che gli operai non avessero lottato; però a Shanghai sono arrivati i soldati dell'esercito rosso). Dopo la presa del potere in tutto il paese, certamente i contadini hanno migliorato la loro condizione rispetto all'epoca del Guomindang, ma rispetto all'evoluzione della società - anche all'evoluzione economica - i contadini sono rimasti sempre gli emarginati. Al centro della rivoluzione, o meglio della cosiddetta costruzione del socialismo, ci sono le città, c'è l'industria. I contadini sono penalizzati, vengono spremuti, anche se la loro condizione non è nel complesso quella tragica di oggi. Mao ha rilanciato ripetutamente la possibilità di offrire una chance ai contadini; ma non ha funzionato. Secondo me, è un punto importante, è uno dei motivi per cui Mao rilancia la rivoluzione: nel suo modo di vedere, i contadini erano stati la parte vitale della rivoluzione già dal rapporto sul movimento contadino nel Hunan (dove si dice all'incirca - non ricordo bene la frase - che se si debbono attribuire percentuali, nella rivoluzione cinese i contadini pesano per il 90 per cento). [leggi] |
Mao, un monaco nella rivoluzione culturale? |
Quando diciamo anarchismo dovremmo distinguere almeno fra due orientamenti di pensiero - che pure si trovano a volte intrecciati nei singoli individui. Da un lato c'è una posizione politica; dall'altro, un tirarsi fuori dalla politica. Per esempio, il Gesù di Nazareth che dice «date a Cesare quel che è di Cesare», e che si lascia condannare a morte pur di non essere implicato nella resistenza ai romani, si tira fuori dalla politica. Propriamente politici sono in generale i movimenti anarchici nell'Europa dell'Otto-Novecento. |
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27 febbraio 2013
Narrare la Shoah |
Il libro di Yannick Haenel in francese si chiama semplicemente Jan Karski e in
italiano Il testimone inascoltato. Ha ricevuto due premi importanti (Prix du
roman Fnac e Interallié) ed è stato candidato al Goncourt. Da esso è stato
tratto lo spettacolo teatrale di Arthur Nauzyciel, Jan Karski (mon nom est une
fiction), presentato nel 2011 ad Avignone. |
Shoah |
A metà ottobre di quest'anno [1985 n.d. G.T.] sono stato invitato ad assistere a
una proiezione riservata del film Shoah, assieme ad alcune altre persone:
Monsignor George Higgins, professore di Teologia cattolica, Richard Davies, ex
ambasciatore degli Stati Uniti a Varsavia, sincero amico dei polacchi, e
Abraham Bumberg, apprezzato scrittore, anche lui simpatizzante per la Polonia. |
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A lezione da Maggie |
(Uno.) Nel suo libro di memorie Hitch 22 (ed. it. Torino, Einaudi, 2012) Christopher Hitchens, nato nel '49, racconta un episodio avvenuto alla metà degli anni '70. Attivista di sinistra, marxista eterodosso e brillante esponente della gauche oxoniense, Hitch si trova alla Camera dei Lord dove viene presentato il libro di un Pari e dove sopraggiunge, da poco eletta leader del Partito Conservatore, Margaret Thatcher. «Mi sentivo refrattario alla signora Thatcher per molti aspetti, - scrive Hitchens - dal momento che con tutto il suo irrefrenabile sostegno al "libero mercato" sembrava essere una convinta alleata del regime colonialista bianco, autoritario e protezionista della Rhodesia.»(p. 224) Avviene così che proprio sul tema della Rhodesia si accende una discussione tra i due: Hitchens è convinto delle proprie ragioni, ma la futura Iron Lady «continuò a difendere il suo sbaglio con un'energia talmente implacabile che alla fine le diedi partita vinta e accennai anche un inchino per sottolineare la mia rinuncia.» E qui viene il bello, perché la Thatcher se ne esce a questo punto con una sorprendente richiesta: «No, - disse lei - si inchini di più!» e quando l'interlocutore obbedisce, tuttavia essa ancora non si accontenta: «No, no [...] Molto di più!» [leggi] |
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