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Nota Introduttiva di Vittorio Rieser
Nota Introduttiva
Vittorio Rieser
Nel 2002 uscì presso Scheiwiller una raccolta di saggi di Edoarda Masi, Storie del bosco letterario.
Insieme a molti saggi sulla letteratura e sulla cultura cinese,
essa conteneva anche un saggio di carattere politico, Rivoluzione
cinese e rivoluzione culturale, che costituiva in qualche modo un
punto di arrivo della riflessione di Edoarda sulla rivoluzione cinese e
su Mao Zedong. Stimolato dalla lettura di quel saggio, proposi a
Edoarda e a Mireille de Gouville (altra profonda conoscitrice della
Cina, dove aveva studiato da giovane e dov'era tornata più volte) di
trovarci per una discussione ampia e "a ruota libera" su questi temi.
Il che avvenne nel 2004, nella casa che Edoarda aveva a Borgotaro.
La discussione si protrasse per due mezze giornate, a partire da
alcune mie note proposte come traccia orientativa. Non era
destinata alla pubblicazione - e infatti il testo che qui pubblichiamo,
basato sulla sbobinatura quasi integrale di quella conversazione, ha
le caratteristiche, talvolta divaganti, di una discussione a ruota
libera; voleva piuttosto essere un materiale di lavoro, a partire dal
quale confrontarsi poi con altri compagni e studiosi. Infatti fu poi
seguito da una traccia di problemi destinati a impostare successivi
incontri: ma, per una serie di circostanze, il lavoro non ebbe
seguito.
Non farò certo qui un riassunto dei temi trattati nel colloquio - è
meglio la lettura diretta - né un commento. Mi limito a sottolineare
alcuni aspetti, che possono in qualche modo costituire una "chiave
di lettura" dell'impostazione di Edoarda.
Il primo è la radicalità dell'approccio di Edoarda a Mao e alla
rivoluzione culturale. Nel corso del colloquio, emerge a più riprese
qual era uno dei miei obiettivi nel proporre quel confronto: vedere
se sarebbe stato possibile, dopo la "fase acuta" della rivoluzione
culturale, un "compromesso" che salvasse alcuni obiettivi della
rivoluzione culturale, in un quadro di stabilizzazione che
mantenesse però caratteristiche di sinistra. Edoarda smantella
lucidamente questa ipotesi, e la rivoluzione culturale emerge come
un ultimo disperato tentativo di un Mao, in qualche modo ritornato
alle sue origini anarchiche, di dare uno scossone al consolidamento
burocratico del regime socialista: ribellatevi, e vediamo cosa ne
viene fuori - il tutto nella consapevolezza di una probabile sconfitta.
Non quindi una ulteriore tappa di una progressiva transizione dal
socialismo al comunismo, sotto la direzione del partito, ma uno
scontro sociale stimolato ma non controllato e guidato da Mao e dai
suoi compagni. Mao - lo ripete più volte Edoarda - emerge come un
personaggio "tragico", che spinge le masse a lottare contro quel
potere di cui lui stesso è espressione.
Alla base di questa radicalità nel leggere la rivoluzione
culturale, c'è un aspetto teorico, altrettanto radicale: Edoarda è
arrivata alla convinzione che, finché la riproduzione allargata del
capitale è l'elemento centrale del meccanismo sociale, ci sarà
"mercificazione" e quindi alienazione e sfruttamento del lavoro -
non importa se ad opera dei proprietari privati dei mezzi di
produzione o di una burocrazia socialista. Sia chiaro, non pensa di
risolvere questo problema con qualche "ideologia della decrescita"
o nostalgia pre-capitalista: il problema da lei posto resta senza
risposta.
Un secondo aspetto che vorrei segnalare è l'importanza
assegnata da Edoarda (e da Mireille) al problema degli intellettuali.
Spesso, noi "maoisti non cinesi" (la cui conoscenza della Cina era
limitata al periodo della rivoluzione) tendevamo a sottovalutarlo, o
a vederlo "in termini occidentali": Edoarda lo colloca in un quadro
molto più ampio di storia e società cinese, in cui gli intellettuali
hanno sempre avuto un ruolo-chiave nella struttura del potere (a un
certo punto, gli intellettuali "diventano mandarini", dice Mireille).
Diceva spesso Vittorio Foa che la storia è interessante non
perché ci fornisca le risposte ai problemi del presente, ma perché ci
pone ulteriori domande - a cui magari non sappiamo rispondere. E
in questo colloquio informale, Edoarda estrae lucidamente dalla
storia della rivoluzione maoista alcune di queste "domande senza
risposta".
[18
marzo 2013]
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