home> conflitto/lavoro> Immigrazione. Mazara del Vallo 1: intervista a un lavoratore kosovaro
Immigrazione. Mazara del Vallo 1: intervista a un lavoratore kosovaro
Davide Gangale
I.
è nato in Kosovo, quarantuno anni fa. Da quattordici vive a
Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.
L’ho incontrato l’anno scorso, durante un soggiorno
nella città siciliana finalizzato alla scrittura della mia
tesi di laurea triennale in Discipline Etno-Antropologiche, presso
l’Università degli Studi di Siena.
Un breve colloquio al Porto-Canale, un paio di sigarette fumate
insieme: la sua voglia di comunicare, il suo bisogno di raccontare la
storia dello sfruttamento cui si è sottoposto, e nel quale
ha coinvolto, all’interno di un contesto che non gli ha
offerto alternative praticabili, anche la sua famiglia.
Finché non ha deciso di dire basta, di denunciare.
Credo siano queste insieme le motivazioni e il senso
dell’intervista che segue, un contributo (spero) per
riflettere e far riflettere
I. fuggiva da una guerra non voluta. A Mazara del Vallo non ha trovato
la pace, ma condizioni di lavoro degradanti, in un’azienda
produttrice di pesce in scatola.
Un’esperienza che ha bruciato in parte il suo capitale di
fiducia, rendendolo però più consapevole;
un’esperienza che oggi lo porta a sognare “il
nord”, a sognarlo per sopravvivere.
Quello di I. non è un caso isolato, per almeno tre ragioni.
Innanzitutto, perché I. è uno dei tanti stranieri
arrivati in Italia non per delinquere, ma per guadagnarsi onestamente
la vita, spinto lontano dal proprio paese dai venti della guerra.
In secondo luogo, perché il suo desiderio, le sue umane
aspirazioni si sono scontrate con la realtà di un mercato
del lavoro, questo sì fuori-legge e disumano, che ha
calpestato quei desideri e quelle aspirazioni, non offrendo altro che
umiliazioni come compenso alla fatica.
Infine, perché I. non può semplicemente tornare a
casa. Non puoi tornare a casa quando “al paese”una
casa non ce l’hai più, quando da quattordici anni
la tua unica “casa” è in
Italia, quando “al paese” hai soltanto
ricordi e nessuna prospettiva.
Un dibattito politico sull’immigrazione, dominato dalla
tematica della “sicurezza”, non può
permettersi d’ignorare questa semplice considerazione: la
“sicurezza” è possibile solo con
un’operazione di faticoso, grande rientro nella
legalità che coinvolga anche gli italiani in quanto datori
di lavoro.
L’intervista rimanda ad un articolo quasi ultimato, nel quale
si affrontano diverse questioni legate alla presenza di quel cospicuo
numero di migranti “extracomunitari” (soprattutto
d’origine tunisina) che da tre decenni vivono e lavorano a
Mazara del Vallo, tra prime generazioni che spesso si presume siano
ormai “ben integrate” (ma in che modo, e a quale
prezzo, però?) e seconde generazioni in precaria ricerca di
futuro.
Siena, 3/7/2008.
****
Mazara del Vallo, 9/12/2007
INTERVISTA AD I.
D.: Quando sei arrivato qua per la prima volta?
R.: Io sono venuto da 93… da 93, fino adesso. Siamo a 2007, ormai 2008… 14 anni, eeeh…
D.: E sei sempre stato a Mazara oppure ti sei spostato in altri posti?
R.: Sempre a Mazara, 14 anni… non ho cambiato nessun posto.
D.: E mi dicevi che qua ci sono anche i parenti di tua moglie.
R.: Si, da mia moglie sono di più. Io non c’ho nessuno… io solo… da lei c’è fratelli, sorelle, nipote… è famiglia grande, ehh… così!
D. E come hai deciso di venire qua, perché hai deciso di venire qua?
R.: Ehh… da noi era problema Jugoslavia: era guerra, cose… capito? Senza lavoro e guerra! Problemi là: non… non c’è niente… com’è, devo vivere là?! Come… sono venuto qua… da mia moglie erano i fratelli che sono venuti primi, prima della guerra… che sono qua 25, anche 30 anni… e così siamo… mia moglie mi ha detto, dice “ce l’ho io famiglia a Italia”, dice… “andiamo lì”; poi venuto, così… perché se tu non c’hai qualcuno a tirare… come vai? E così siamo venuti qua, direttamente a Mazara… ehh… da 93 fino adesso. E così… […] Però questo paese… abbiamo lavorato bene… sono iniziato come musicista, sono trovato un gruppo che mi conosceva da.. da paese mio… e siamo conosciuto qua, siamo fatto un gruppo, e quattro cinque anni che siamo suonato insieme, dal 93-94-95-96 ehhh… quattro- cinque anni siamo suonato insieme. Ehhh… sono passato troppo bene! Poi, quando siamo separati, ehh… da questo tempo sono cominciato come commercio. Ambulante… Perché, con la forza! Perchè se tu non hai lavoro, non ti danno i documenti… non c’è permesso di soggiorno, non c’è niente… così… siamo iniziati lavoro come commercio, e fino adesso… Da questo tempo facciamo così: quattro-cinque anni, da 93… 97, 98 fino adesso, siamo cominciato come commercio ambulante. Però, primi anni come commercio era… magari… buono. Ultimi tre, quattro anni veramente zero. Crisi… troppo crisi. Adesso, penso, per uscire di qua… magari a nord, ci troviamo qualche lavoro. Mio figlio ha diciotto anni eehh.. vergogna, senza lavoro come facciamo? Magari io, se io lavoro… ho 41 anni e quando sono vecchio… in pensione, cose… magari io ho passato così, ma non voglio mio figlio passato così. Magari… diciotto anni, inizia adesso lavorare… diciannove, anche venti anni mi…. magari lui… riesce bene capito? Un lavoro fisso, per… problema. Qua problema. Per adesso qua, Mazara, eehhh… troppo crisi. Troppo crisi. Magari per l’estate… un po’ coi locali, là, là… tu vedi che io sono terzo anno che… mah… la testa, la testa… la memoria mi va a tante cose da fare… per un pezzo di pane! Faccio quadri, pitturare cose… faccio vendere. Faccio tante cose, cosa mi arriva… cosa… mi arriva… idee per… cercare portare un pezzo di pane a casa. Pago luce, pago affitto, pago tutte cose… eehh, siamo tre, eehhh… difficile, per adesso, troppo difficile. Non lo so, speriamo che… c’è Dio che… mi aiutano! Guardo, faccio un po’ soldi da parte questa estate… io penso che devo uscire di qua. Perché qua non posso più… non posso veramente più… c’è troppo crisi… Per l’estate magari facciamo qualche cosa, però inverno zero. La famiglia di mia moglie , prendo cento euro di qui, prendo duecento… non ce l’ho cose da mangiare, prendo duecento euro, prendo cento euro… passo così… però quanto arriva poi ritorno, ritornare dei soldi, ci vuole ritornare… non ti fanno regalo. Eehh, non posso più così. Non posso veramente. Speriamo che aiuta Dio, che c’è possibilità… che ce l’ho qualche fortuna per uscire di qua… per andare magari a salvare mio figlio. Magari lui. Un lavoro, se trova io un lavoro, per mangiare là, per me e mia moglie va bene… Se no, eehhh… cosa deve fare… magari lui per salvare. E’ vergogna: senza lavoro, diciotto anni… eehhh….
D. : Ma mi dicevi che aveva lavorato tuo figlio, aveva fatto… “cinquanta chili a sollevare”. Che lavoro ha fatto?
R. : Ecco… sì. Eehh come… questo anno era prima due, o tre anni, 95… 96! 95-96! Sono trovato un lavoro, a Menfi… Sono andato a un mercatino, eehh… sono trovato… io chiedo sempre, se le persone… cerco un lavoro, cerco un lavoro, cerco un lavoro e così a Menfi sono trovato. Sono conosciuto una persona, che cercava persone per lavoro. “O grazie Dio!”, ho detto, che siamo trovati magari qua. A Menfi eehhh… sono lasciato documenti, sono lasciato tutto, domani siamo andati a vedere che lavoro deve fare, cosa deve fare… sono lasciato documenti a quella signora come… mamma mia! Eehhh… non è una fortuna, è una cosa… abbiamo sbagliato! Perché sono troppo persone… fiducia, ci vuole fiducia nelle persone…. e per questo motivo sono anche… anche, abbiamo sbagliato! Perché: quando siamo iniziato lavorare, siamo lavorato mia moglie, io e mio figlio. Io ho detto “Grazie! Grazie Dio che tutti e tre siamo entrati a lavorare. Sono fatto compleanno per mio figlio, grande compleanno. Quando avevo i soldi, cercavo le persone, i familiari, così mangiamo, ci siamo divertiti per questo lavoro che siamo entrati a lavorare. Perché siamo entrati… giorno 3 maggio entrato a lavoro; dopo cinque giorni il compleanno di mio figlio. Siamo fatto un compleanno veramente… bono. Eehhh… sono lavorato, erano lì quando siamo entrati primo giorno, a lavoro… eehhh… erano persone diecina: malati… pazzi… dentro, che lavorano. Però, primi giorni io non ho capito questo: perché queste persone malati, pazzi…? Giovani, troppo giovani, sedici anni! E troppo vecchie… che lavoravano dentro! Io no… non ho capito perché, i primi giorni, ok? Però io… siamo lavorato quello che ha detto lei. Ho lavorato che… alzava cinquanta chili a un secondo… però avevo un… persona di Menfi che lavorava questo lavoro con me, perché per questo lavoro ci vogliono due maschi, due persone, due operai. Però maschi, no femmine, maschi. Come mia moglie, mio figlio lavoravano… lei lavorava a un’altra parte, era una fabbrica grande… da un’altra parte lavorava mio figlio e mia moglie. Loro lavorano… un lavoro normale, non è pesante, non è…normale! Però io dove sono lavorato… va bene, quando sono due operai… va bene! Eehhh… siamo lavorato tre mesi insieme a questo ragazzo. Mi andavo bene poi… lei quando arriva a controllare, sempre con persona che era con lei società… dice: “Ma… sono arrivate tre… tre angeli!” Perché vede che noi lavoriamo bene… due tre mesi… dice, per suo… quello società che era di Sciacca… dice… “Sono arrivati tre angeli!” Ride è…. contenta! Perché per quei soldi non lavorano gli italiani, o’ capito? Nessuno non lavora… per quei soldi non lavorano gli italiani! Italiani vogliono soldi, o’ capì?!
D.: E quanto vi pagavano?
R.: Mi pagavano a me 1000 euro
[interviene la moglie: “No, 700 per te. Io 500, mio figlio 300”].
R.: A sì, vero! 700, 500, 300 per mio figlio… per tutto lo mesi… undici ore di lavoro… da mattina fino a sera… a me 700, 500 a mia moglie e 300 mio figlio. Io detto: “Va bene, ok, si noi siamo tre, per questi soldi ti faccio lavorare, se però mandi uno, io non posso lavorare perché… benzina pago io, andata e ritorno… Lei ha dato cento euro per benzina, ok? Cento euro lei e cento noi.
D.: Ma era con il contratto a tempo indeterminato?
R.: Sì, c’ha fatto… però non lo ha fatto per tutti. A me dopo… dopo due mesi mi ha messo a regola, a lei dopo tre mesi ha messo a regola e mio figlio già buttava [= lo aveva già licenziato]. Mio figlio senza regola, e già voleva buttare, non voleva più a lavorare [= voleva licenziarlo]. Io ho detto: “Signora, però io ho spiegato bene… quando sono entrato, signora, io faccio questo lavoro per 700 euro, 500 mia moglie e 300 mio figlio perché siamo tre. Se tu separa uno, io non posso ti lavorare più perché… io per questi soldi non posso lavorare. Io ho spiegato da primi giorni, e lei… cosa fa? Che è una persona, veramente… che io primi mesi non la conoscevo bene! Questa persona poi un po’ più tempo passava, che tutti… personi mi ha detto che lei mangiava tutto Menfi, tutto… pagava le persone, senza regola e pagava le persone dieci euro, cinque euro, malati e pazzi! E… e persone giusti, non entrava mai là a lavorare. Però io non ho capito nei primi mesi, o’ capi? Ok va bene, e dopo tre mesi, dice no: “Non posso pagare più a tuo figlio”. Ma signora: ok, tu non puoi più pagare mio figlio, io ho detto… io adesso 500 e 700 sono 1.200 euro, benzina là là duecento, mangiaria nostra, noi non paghiamo mangiare là [= ce lo portiamo da casa]. E undici lavoro, undici ore di lavoro, per mille euro… non posso più. Poi mille euro non mi restano. Ok, non c’è problema! “No, non possiamo pagare più perché…perché non c’è lavoro”. Ma come non ce l’avete lavoro! Perché io lo so, sono là! O lo so quanto si fa, o lo so quanto si esce. Merce quanta… ma ogni uno, due, tre giorni un camion grande esce, merce… e dove va questa merce? Questa è venduta! Ma signora… ok, va bene! Ma come mai, tu mi hai detto: primi giorni, passano una settimana… dieci giorni e tu mi metti a regola… tu passato due mesi!! Mia moglie, dopo tre mesi, ma va bene!
D.: Voi avevate già la carta di soggiorno tutti e tre?
R.: No, avevamo permesso di soggiorno per due anni. Ma io, vedi signora che io per tuo lavoro… io già cancellato per commercio. Perché ci ha tirato tutto, documenti, perché io non posso prendere due lavoro, perché quando io vado a ufficio di collocamento dice: “Ma, che fai? Eroe! Un altro lavoro, e un altro lavoro, non possiamo! Cancella uno, e uno mettiamo a regola.” Io cancellato per tuo cosa [riferendosi alla signora] e poi tu mi fai uscire un persone, io detto: se mi fai uscire un persone io non posso lavorare, prendo troppo pochi soldi. Per tre persone va bene, mi conviene, faccio lavoro quello che mi dici tu… ok, già buttava mio figlio, ma io… io sempre lavorato, non c’è problema, ok, faccio… calcoli che io non c’ho lavoro, capito? Faccio… però sempre quello ragazzo con me, quello… poi passava un altro mese… lui lavorava da [=insieme a] me… quello ragazzo tre mesi lavorava senza regola, prima da me che dovevo entrare io, o’ capito o no? Dopo… dopo quando io sono iniziato a lavorare, un mese siamo lavorato insieme, mi spiegava quello ragazzo: ma… dice… Ninetta si chiama quella padrona dell’azienda, dice: “Ninetta ma… tre mesi non mi mette a regola, io non posso lavorare più, io… io senza regola io non posso lavorare, perché vedi che lavoro… facciamo culo tanto… lei mi ha detto che mi mette a regola, lei non mi mette a regola, tutto… tre mesi già passati”. Un mese con me: quattro mesi, ma, dice: “Io non posso più” quello ragazzo dice a me perché siamo… insieme, lavoriamo insieme… io ho detto: “Come mai? Tre mesi, quattro mesi non ti mette a regola?” Io non capi’… io… insomma… quale persona è questa? E poi io ho pensato: ma… quelli malati, ma… tutti li buttava via… quando siamo entrati noi! Ma… quelli pazzi…siamo restati solo mia moglie, io e quello ragazzo… tre persone a tutta l’azienda… guarda, guarda! Per un mese… Quello ragazzo voleva uscire perché non voleva lavorare senza regola. Dice “Ninetta”… avanti a me… “Ninetta”, dice, “Io non posso più, o mi metti a regola o io non voglio lavorare senza regola… o esco di lavoro. Mi paghi quanto c’è giornate e ciao ciao!” Lei uscita… dice… poi anche se quello ragazzo non ha fatto errore, dice: “No no, tu sbagliato, già le pinze hai fatto rotto, e fatto quello rotto”, già toglieva tutti li soldi… Vedi che furba? Dice: “Tu non c’hai niente…”. Mamma mia! Ha partito quello ragazzo! Ma era un brava persona e… non voleva fare niente… uscito, preso suo documento e… uscito. Io, adesso, sono solo! E mia moglie solo… da là… erano dieci persone che lavoravano vicino a mia moglie e… una… pazza che restava con lei… a quella parte io… sono… solo! Ma come mai io posso lavorare questo lavoro solo? Quattro macchinette… quattrocento chili… io sono lavorato dopo questo, dopo, tre mesi da solo…. Io ho detto: “Signora, signora… non va bene così, signora. Mi trovi un altro persone maschio che deve lavorare con me, io questo lavoro non posso…” [E lei:] “Sì, sì, questi giorni… domani, dopo…” ma passati dieci giorni… ma passati dieci giorni, un mesi, due mesi, tre mesi… Ma, mi ha fatto culo tanto… ok, dopo quelli mesi che siamo lavorato… mi ha fatto culo tanto…e… a ultimo, a ultimo… ha messo me a regola… indeterminato e lei… dopo a me un mese mi ha messo a regola… indeterminato… io ho detto: “adesso faccio lavoro però, va be’, però lei deve trovare altro maschio con me”. C’ha passato ancora tempo… niente, non… da solo. Poi, da questo tempo c’ha messo mia moglie a pulire le cose… cose che non… non possiamo fare questo lavoro... lei c’ha messo a questo… già bruciava tutte le mani, già bruciava tutto qua, tutto… c’ha fatto, con noi, un pallone…! A ultimo… da quelli mesi non ce l’abbiamo soldi, questi mesi: “Dopo un altro mese te li do!… un altro mese te li do… un altro mese te li do…”
[la moglie: “Tre mesi così!”].
Già portava le buste paghe di una volta… ok? Dice: “Firmare”… Sì signora, io firmare però… prime due buste paghe non… già firmato a… fiducia, sulla fiducia… dice: “Non ce l’abbiamo per adesso… un po’ tempo passa… ti ridò tutti li soldi…” Va bene, io firmato due buste paghe. Poi quando mi portava tre buste paghe dice… “Firmare”. [E lui: ] “Ma signora… quelle due non mi pagato…” io… la fiducia… perché non volevo cambiare lavoro… voglio lavorare… però… “tu non mi paghi quelli primi… voglio… ancora tre deve firmare… signora, non mi fai cose… che non vanno!” [E lei:] “No, firma – dice – poi… li soldi li diamo!” “No, non posso firmare, li soldi li vuole, signora! Primi due mesi, poi tre… e sono cinque mesi, a mille e qualche cosa sono soldi per me… e che avevo io soldi quelli a parte, mio soldi per benzina, per mangiare… non ce l’ho più, finito e… io aspettava tuo soldi a mettere a parte cinque sei mila euro e… tu mi fai firmare…”. Lei mi dà cinque euro per sigarette, dieci euro per mangiare. Poi io ho detto: “Ma signora, io non voglio firmare quelle buste paghe, però io così non posso lavorare… cinque mesi! Cinque mesi non mi hai pagato, signora! Io non posso firmare più… io non voglio lavorare più… io metto un avvocato, poi… voglio i miei soldi!”. “Ah! Tu avvocato vuole? Mettere avvocato: tu metti uno, io metto cinque!”. “Ma… per quale motivo, signora, tu mi mette cinque avvocato?”. “Ah, tu sei licenziato, vai via!”. “No no no, con la bocca no [=non a voce]!Tu mi deve dare lettera licenziamento!”. “No, tu licenziato non devi venire più! Metto carabinieri”, dice. “Va bene, tu mi metti carabinieri… va bene. Io vengo, presentare a lavoro signora”. Io presentato… io sono andato, prima d’andare a lavoro, sono andato… dai carabinieri a Menfi. Io ho spiegato la situazione. Io ho detto… “così, così, così, sono lavorato”, dice, “due buste paghe sono firmato a fiducia” Dopo: “ma chi è questa?”. “Una signora…”. “Come si chiama?” “Ninetta…”. La faccia, subito… carabiniere conoscono! Che fa, con cinque euro, dieci euro pagano persone, o’ capito? Pazzi…malattie, cose… Già passato così anni e anni, o capì? Senza regola, senza niente… Da questo tempo, sono presentato tre giorni a lavoro, da lei… lei mi dice sempre: “Sei licenziato, non devi venire più, ti porto carabinieri!”. Lei voleva… fare a me cose brutte. Quando io… quei tre giorni sono andato da lei… Lei: “Aaah, tu mi vuole ammazzare a me!” Per sentire un altri persone, per avere testimoni, che io voleva ammazzare! Perché è una furba, un personi… ! Io non sono andato più, ho preso documenti, sono andato da avvocato, ho fatto un avvocato, ho spiegato situazioni, gli ho dato tutti li documenti, e avvocato ha detto: “Non è possibilità” dice “che ti fa così. Lascia li documenti, pensiamo noi”. Ecco sono, ormai due anni già passati, due anni passati… ancora in causa, che avvocato mi ha detto “fine maggio, speriamo che fino maggio [2008] finisce”. Che questo lavoro… fine maggio vediamo cosa c’è. E così. E da questo tempo io non volevo più che mi chiamano, lavorare. Sì… vado! Però voglio… al mesi, pagato subito! E da questa signora ormai… la testa mia… sono pazzo! Se mi chiami tu lavorare, sì… con la regola! Sì, mi fai la prova: non c’è problema. Quanto questa prova? La legge dice: 15 giorni, massimo un mese, ok? La prova, dopo un mese… io voglio mio contratto, faccio lavoro quello che mi dici… faccio lavoro giusto, otto ore di lavoro: non faccio undici ore. E da adesso non voglio più sentire qualcuno che mi chiama lavorare… vado, però… vado per un mese! Se mi fa pagare subito per un mese, se mi fa dopo un mese contratto… faccio lavorare, sennò anche quando mi fa un contratto, dopo un mese… voglio essere pagato. Un altro mesi… subito pagato! Un altro mese, pagato! Si un mese mi fa fermare io… lascio tutto. Perché ormai conosco come va, qua, la Sicilia.
D.: Ho capito.
R.: Così….
D.: E poi, hai rifatto la licenza, quella per commerciante?
R.: Sì, di nuovo. Eehhh… com’è, se non c’hai un posto fisso lavorare, con la forza deve lavorare questo lavoro! E sono andato… sono fatto licenza di nuovo, fatto documenti quelli che cancellato, quanto sono iniziato un’altra licenza, tutto li documenti ce l’ho! E… fine, da questo lavoro poi sono cominciato fino adesso. Però, da … seconda volta la licenza sono fatto e lavoro già iniziato… troppo pesante. Troppo… mmmm…. Per l’estate… magari magari magari, però inverno veramente zero. Fino adesso. E adesso penso, speriamo che… vedo una via che… di trovare un lavoro, magari per mio figlio. Perché è troppo giovane. E così…”.
[25 luglio 2008]
(Vedi anche Mazara del Vallo 2: L'unica comunità aperta siamo noi)
home> conflitto/lavoro>
Immigrazione. Mazara del Vallo1: intervista a un lavoratore kosovaro