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Presos por antiterroristas: il caso giudiziario dei Cinque
Sara Montagnani
Il
prossimo 12 settembre saranno trascorsi ormai 10 anni di
reclusione per i cinque agenti dell’intelligence cubana
incarcerati negli Stati Uniti con l’accusa di aver attentato
alla sicurezza nazionale di questo paese. Il caso giudiziario dei Cinque,
per lo più oscurato dalla maggior parte dei media, oltre a
rappresentare una violazione dei principi dello Stato di Diritto da
parte degli Stati Uniti, ha un valore emblematico nel dimostrare, se ce
ne fosse bisogno, la doppia morale statunitense nella lotta
al terrorismo.
Los cincos,
Gerardo Hernandez, Antonio Guerriero, René Gonzales,
Fernando Gonzales e Joaquìn Mendez, si erano infiltrati in
territorio statunitense alla metà degli anni '90 col compito
di reperire informazioni sui piani criminali di
organizzazioni paramilitari con base a Miami.
Dopo anni di delicato lavoro di intelligence, i cinque agenti avevano
raccolto numerose prove a dimostrazione della
responsabilità attiva di noti gruppi anticastristi
in azioni terroristiche in cui avevano perso la vita migliaia di
civili. Una cospicua documentazione provava inoltre il
coinvolgimento di tali organizzazioni in sabotaggi e aggressioni che
avevano causato gravi perdite all’economia
dell’isola nel corso degli anni e indicava in
Louìs Posada Carriles e Orlando Bosh figure di primo piano
nella realizzazione degli attentati.
Nel giugno 1998, durante la presidenza Clinton,
l’amministrazione statunitense fu avvertita dalle
autorità cubane delle attività terroristiche
organizzate a partire dal suo territorio e ricevette la richiesta di
collaborare nella repressione del fenomeno, secondo l’obbligo
di cooperazione contro il terrorismo sancito dal diritto internazionale
vigente. Il governo cubano passò i resoconti delle
informazioni che i Cinque avevano raccolto in Florida all’FBI
che, anziché provvedere alla cattura dei terroristi
responsabili degli attentati, utilizzò proprio quei
documenti per far arrestare le cinque spie cubane.
Dal primo processo celebrato a Miami in un clima di forti pressioni da
parte della comunità anticastrista all’ ultima
sentenza di appello emessa dal tribunale di Atlanta, in nessuno dei
dibattimenti giudiziari finora istituiti sono stati rispettati gli
standard minimi per un trattamento processuale equo, stabiliti dal
Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ratificato dagli
Stati Uniti, e dalla Costituzione statunitense. Tuttavia, nonostante
la flagrante
violazione dei principi
legali fondamentali vigenti negli Stati Uniti da oltre due secoli
l’arbitrarietà di questa detenzione, le condanne a
carico dei cinque agenti tutt’oggi ammontano a quattro
ergastoli e 77 anni di reclusione. Inoltre, nel corso degli
anni i diritti umani dei cinque detenuti sono stati ulteriormente
violati con lunghi periodi di detenzione in regimi carcerari
straordinari lesivi dei diritti fondamentali del condannato.
Come ha dichiarato l’avvocato statunitense Leonard Weinglass,
prestigioso difensore dei diritti civili e legale di uno dei cinque
imputati, il governo degli Stati Uniti ha sottoposto a giudizio e
condannato i cinque cubani “perché si stavano
avvicinando troppo al mondo dei suoi terroristi".
Da oltre quarant’anni infatti negli Stati Uniti –
come risulta anche da documenti del Governo statunitense, ora
declassificati – vengono progettate, finanziate, promosse,
favorite e attuate azioni contro Cuba che vanno
dall’invasione armata all’assassinio dei dirigenti
della Rivoluzione, dagli attentati contro persone o beni alla
diffusione di malattie epidemiche, dalle trasmissioni radio-televisive
illegali che incitano a commettere atti criminali o di guerra, al
finanziamento e all’addestramento di gruppi paramilitari per
azioni armate sul territorio.
Questa situazione ha avuto e continua ad avere un costo pesante per
Cuba. Finora i danni materiali ammontano a circa 60.000 milioni di
dollari. Per i danni al popolo cubano non si possono fare stime in
dollari: le 3.478 vittime o i 2099 feriti si possono solo contare e si
può solo condividere il dolore arrecato alle famiglie e alla
popolazione civile.
Nel corso degli anni è cresciuta un’ampia
solidarietà internazionale a sostegno della battaglia di giudiziaria per i
Cinque
e numerosi comitati e organizzazioni sono sorti in
diversi paesi del mondo tra cui l’Italia. Il
“Comitato Italiano per la Giustizia dei Cinque” ha
indetto per il 13 settembre a Roma una mobilitazione per chiederne la
liberazione.
Ulteriori informazioni sulla vicenda dei Cinque sono a disposizione in
www.antiterroristas.cu
www.giustiziapericinque.org
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