home> scrittura/lettura> La funzione Fortini. Risposte al questionario II
Paolo Rabissi
1.
La fine dello
Stato sovietico e del suo impero, generalmente vissuto come fine del
comunismo, e l’entrata nel giro mondiale del mercato di paesi come
Cina, India, paesi latini, fenomeno generalmente noto col nome di
globalizzazione.
Se in termini politici generali ciò ha reso necessario far fronte in
tutti i modi al tentativo di azzeramento della Storia, sul piano
personale e della ricerca poetica ho sentito acutissimo il bisogno di
recuperare a me stesso la memoria della mia infanzia e adolescenza.
2. La componente metapoetica e autoriflessiva non appartiene alla nostra epoca più che ad altre. Nella mia scrittura è presente ma la cosa va oltremodo dosata, spesso è una via di fuga di chi non ha niente da dire o di chi, peggio ancora, indulge al proprio narcisismo.
3. La citazione per quanto mi riguarda è largamente condivisibile. Se la poesia col suo linguaggio è praticata come via o mezzo di conoscenza di sé e del mondo il suo valore è di fatto etico-politico e come tale, nella misura in cui, dentro quella pratica, si batte contro ciò che è ingannevole e interessato, è hic et nunc non-alienata, senza rinvii al futuro. In altre parole la poesia, come la ricerca scientifica, ti fa vedere ogni tanto che siamo anche capaci di meglio.
4. Non capisco la prima domanda. Per quanto riguarda la seconda traduco poco e male, nella rivista che co-dirigo (Il Monte Analogo, rivista di poesia e ricerca. www.rivistailmonteanalogo.it) abbiamo una sezione dedicata interamente alla poesia straniera.
5.
Concordo con Velio
Abati quando afferma che nella letteratura italiana è una funzione
minoritaria. Fortini si inserisce in una tradizione dantesca e non
petrarchesca che è quella da sempre maggioritaria in Italia.
Personalmente cerco di torcere il collo all’eloquenza e anche
all’elegia, in generale comunque punto al dantismo non certo al
petrarchismo.
[20 giugno 2009]
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