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Ricordare
Giuseppe Gozzini
Edoarda Masi
Beppe Gozzini ha avuto un momento di notorietà quando nei primi anni Sessanta fece la prima obiezione di coscienza dei cattolici al servizio militare. Ne seguì l’imprigionamento per alcuni mesi a Firenze. Un grande successo dei fiorentini di opposizione, specialmente cattolici, nella Firenze di quel tempo. Poi seguirono le polemiche di Balducci, di Don Milani. Beppe Gozzini è una personalità esemplare del secolo XX: poco conosciuto, in fondo, mentre era un uomo di eccezionali qualità, di estrema intelligenza e sensibilità. Suo padre era un operaio e Beppe ha mantenuto per tutta la vita la tradizione del proletario, anche se grazie alle sue capacità ha studiato da giovane con l’aiuto dei preti, poi pagandosi gli studi superiori. Faceva il mestiere di pubblicitario, che non gli piaceva, nel quale però ebbe molto successo. Lo faceva per campare: aveva la famiglia, con la moglie Paola, molto amata. È stata una coppia meravigliosa. Quello che di meglio l’Italia ha dato nel secolo scorso, che pochi conoscono. È un uomo che è il frutto della tradizione socialista e cattolica del proletariato, insieme a una borghesia antagonista che, in parte, era di alto livello, non quella di oggi. Gli ultimi sprazzi di capitalismo con degli aspetti positivi. Gozzini fu intransigentemente all’opposizione. Era capace di distinguere, da vero credente cristiano e cattolico, i grandi dogmi dai motivi religiosi dalla politica corrente. La forza dell’opposizione, oltre che dalla tradizione socialista, gli veniva proprio da questa conoscenza profonda del vero cristianesimo. Quindi fu sempre in opposizione, quando era necessario, alle politiche delle gerarchie ecclesiastiche. Fu un uomo che espresse quel miscuglio di cattolicesimo e socialismo anarchico della tradizione italiana, che fu raccolto non esplicitamente, ma nella pratica, dal Partito comunista, e che espresse anche in Italia ciò che è stata la grandezza del XX secolo: il fatto che motivi, che un tempo erano stati solo di avanguardie operaie o di élite intellettuali, sono divenuti patrimonio di interi popoli, di milioni di persone, in Italia e nel mondo. È stato il periodo che è cominciato con la Prima guerra mondiale, le rivoluzioni d’Europa, il movimento della decolonializzazione, poi la socialdemocrazia del secondo dopoguerra: tutto questo prese forma anche in uomini come Gozzini. Sono il tessuto vero, positivo, di un’Italia che oggi sembra scomparsa nella miseria. Scomparsa perché in tutto il mondo sappiamo che il sistema vigente è in crisi. Non una momentanea crisi economica, ma una crisi di struttura, sulla via del tramonto, e che trascina via per primi gli anelli più deboli. Per questo dobbiamo ricordare uomini come Beppe, non per tornare al passato, ma perché guardare questo passato recente ci può servire per costruire finalmente un futuro possibile.
Trascrizione a cura del Centro Fortini di un intervento a Radio Popolare del 18.5.2010
[21 maggio 2010]
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